Una pista che ha fatto lo storia della Formula Uno, un tempo da lupi, decisioni tardive ed oltretutto sbagliate. Sotto la pesantissima cappa di nuvole di Spa-Francorchamps si è materializzata una domenica surreale per l'intero movimento ed il primo passo falso della gestione Domenicali. Certo, la situazione era complicatissima ed ingarbugliata ma il giudizio non cambia per questo ed il riflesso che il risultato finale potrebbe avere sull'esito della corsa al titolo lascia delusi ed interdetti.
L'antitesi dello spirito stesso della Formula Uno, anzi delle corse automobilistiche, anzi dello sport stesso: la competizione ad armi pari. Sì perché Max Verstappen ha vinto senza colpo ferire, Russell ha conquistato allo stesso modo il suo primo podio iridato e Lewis Hamilton (idem come sopra) ha limitato i danni. Poco conta che sia stato assegnato punteggio dimezzato per un "gran premio" (lo scriviamo volutamente tra virgolette... dubitative" e tutto in minuscolo) che - a nostro parere - avrebbe dovuto essere cancellato tot court. Le critiche a caldo (a caldo si fa per dire, visto il meteo) sarebbero... piovute ugualmente ma avrebbero ragionevolmente già lasciato il posto ad un giudizio più oggettivo e sereno. Serviva coraggio, quello che i piloti non hanno avuto modo di mettere sull'asfalto, su uno dei nastri d'asfalto più temibili dell'intero calendario. Anzi il più temibile, insieme a quello di Monza che è dietro l'angolo o quasi. Ma di coraggio la Direzione di Gara non ne ha mostrato molto, scegliendo invece la ragion di stato ed una messa in scena che aveva il solo scopo di consegnare ad ogni costo alle statistiche ed agli archivi del Mondiale una prova "fatta e finita" (male), senza strascichi - che invece inevitabilmente ci sono - e senza danni: economici e contrattuali, più che altro. Fa strano, anche se di episodi controversi la storia della Formula Uno è costellata e lo è anche in questo momento - storico, appunto - del Mondiale. Di un Mondiale che, nel 2020 come quest'anno, si fa vanto della propria capacità di adattarsi in tempi rapidi alle strettoie dell'emergenza sanitaria. Se ne fa vanto con pieno merito e - proprio per questo - ci sembra giusto sottolineare cadute di... stile come il gp-farsa di Spa-Francorchamps nel quale, voltando pagina, nemmeno i piloti hanno brillato per presenza ed autorevolezza. Certo, il solito Hamilton ha fatto sentire la propria voce ma senza la profondità di altre occasioni:
"È stata una farsa e le uniche persone a rimetterci sono i tifosi che hanno pagato bei soldi per vederci gareggiare. Siamo stati mandati fuori per una ragione e una sola ragione, avremmo dovuto semplicemente chiudere, non mettere a rischio i piloti e soprattutto rimborsare i tifosi che sono il cuore del nostro sport".
Già, autorevolezza. Non che gli uomini che fanno una delle professioni più autoreferenziali del pianeta abbiano mai brillato sotto questo punto di vista, esponendosi in prima persona, con gesti clamorosi, all'altezza del loro talento e del loro coraggio. Ma prese di posizioni anche clamorose non sono mancate, nell'ormai più che settantennale storia della Formula Uno. L'immagine che quelli con più esperienza hanno in mente è quella di piloti che fanno capannello dopo un incidente, la pioggia torrenziale, un evento imprevisto: campioni che discutono animatamente tra di loro e si dividono, comunque provano a prendere posizione e decisioni. Niente di tutto questo domenica 29 agosto tra le Ardenne. Nessun conciliabolo negli stretti corridoi tra le faraoniche hospitalities o magari all'interno delle stesse, nessuna immagine di top drivers che salgono due alla volta i gradini verso la Direzione Gara. Guanti gettati in un angolo, caschi sfilati furiosamente e sbattuti sopra ad un tavolo, volti accesi di rabbia una volta tolto il sottocasco ignifugo. Uomini senza casco (ecco, appunto) invece, che si appisolano, che salutano gli appassionati infreddoliti oppure che (lo hanno dichiarato loro) si rinchiudono al calduccio a giocare a scacchi quando la cosa giusta da fare era giocare una partita più scomoda ed "esposta" ma altrettanto strategica. Invece, sparuti messaggi via "team radio", che però valgono poco perché...sei già in macchina e quindi il tempismo è comunque pessimo e poi la cabina di regia decide cosa mandare in onda e quando. Troppo tardi insomma, se sei già in colonna dietro la Safety Car, come nel traffico del controesodo ma al volante di un monoposto di Formula Uno.
Basta così, meglio fare rotta su Zandvoort e poi Monza, che ci emoziona anche solo a scrivere quelle cinque lettere. A proposito: per noi ieri il gp del Belgio è come se si fosse corso a "Spa", senza "Francorchamps": un gp assurdamente accorciato, umiliato eppure ufficiale. Una "corsa" che ha fatto storia: ne avremmo fatto volentieri a meno. Un nuovo record: un primato del quale ci saremmo volentieri privati, perché praticamente imbattibile, meglio di così non si può proprio fare: anzi, peggio.